Ensemble

 

 

 

            Il postino aveva suonato alla porta.

Questa si aprì elettricamente ed una voce disse di entrare. La stanza era notevolmente in disordine. Mucchi di giornali erano appoggiati sulla poltrona, lattine vuote lasciate dappertutto, ritagli, vecchie cassette e cianfrusaglie varie denotavano la totale assenza di donne.

            “Può lasciarla sopra la scrivania.”, disse il padrone di casa togliendosi di bocca la pipa.

            Il postino prese la lettera dal mucchio e la appoggiò come gli era stato detto, poi se ne andò salutando.

            Harry Sullivan era un uomo qualsiasi. Uno dei tanti disoccupati in cerca del lavoro giusto. Aveva inviato il suo curriculum a decine di aziende, ricavandone solo un rifiuto dopo l’altro. Ma non si era dato per vinto e aveva continuato a cercare rispondendo a tutti gli annunci che aveva letto sul giornale.

            Suonarono di nuovo alla porta. Harry corse ad aprire.

            “Ciao, Harry. Novità?”, disse il nuovo arrivato accomodandosi.

            “Nessuna telefonata, William.”

            “E questa cos’è?”

            “Ah, la lettera. Dimenticavo...”, fece Harry, “E’ arrivata proprio in questo momento. Sarà la solita trovata pubblicitaria…”

            “Macché pubblicità!”, asserì William con gli occhi stralunati, dopo averla presa tra le mani, “Guarda! Viene dalla Ensemble Exp. Co. Presto leggila!”

Harry prese in mano la lettera, quasi tremando per la commozione: era tanto tempo ormai che non aveva qualche colloquio di lavoro. Mentre la apriva cercò di ricordarsi di che società si trattava, ma non gli sovvenne nulla.

            Lesse ad alta voce:

 

            Egregio signor Sullivan,

La spettabile Ensemble Exp. Co. le comunica che è stato scelto fra i numerosi aspiranti e la invita a recarsi quanto prima presso la nostra sede al suddetto indirizzo per un immediato incontro.

            Essendo a corto di personale, siamo pronti ad una repentina assunzione, dopo aver verificato il possesso dei requisiti.

 

                                                                                                          Cordialmente…

 

            “E’ magnifico!”, esclamò William, “Ce l’hai fatta! E’ l’occasione che aspettavi da tempo! Qual è l’indirizzo?”

            “52 Grinnif Avenue, non molto lontano da qui.”

            L’altro mostrò, però, disappunto.

            “Mi dispiace, non potrò accompagnarti. Ho un appuntamento.”, disse dirigendosi verso la porta. “Devo essere in centro tra mezzora.”

            “Non preoccuparti, ci vediamo domani. Ciao!”

            William uscì e di lì a poco anche Harry lo seguì. Si ricordò, poi, che doveva passare un attimo in tintoria. Doveva ritirare una giacca.

            Attraversò la strada ed entrò nel negozio.

            “Cosa desidera, signorina?”, chiese la commessa.

            “Vorrei vedere una gonna… piuttosto lunga, diciamo sul verde.”, disse Vera Miles.

            “Ecco, ne abbiamo diversi modelli, qual è la sua misura?”

            “Quarantadue, ma a volte anche il quaranta mi va bene. Questa fantasia mi sembra molto originale.”

            “Ne abbiamo vendute molte. Il verde è molto di moda quest’anno.”

            Vera prese la gonna e si accomodò nello spogliatoio. Le stava piuttosto bene indosso, anche con gli altri indumenti che indossava in quel momento.

            “E’ perfetta, la prendo.”

Dopo qualche minuto, Vera uscì dalla boutique con un pacco. Aprì la sua borsetta, leggendo sul foglio l’indirizzo: 52 Grinnif Avenue. Si incamminò aumentando l’andatura.

            Giunse fino al semaforo, aspettando che diventasse verde.

            Un gruppo di ragazzini si fermò vicino a lei. Avevano dei buffi cappelli verdi e una bandierina. Dovevano essere dei boy-scout.

            “Posso aiutarla nonnina?”, chiese un bambino con molta dolcezza. Avrà avuto sì e no otto anni.

            “Grazie, caro”, rispose la vecchietta, “alla mia età le gambe cominciano a fare i capricci!”

            Il bambino l’aiutò pian piano ad attraversare la strada. La vecchietta, poi, proseguì verso un grosso edificio. Salì le scale lentamente e si rivolse ad un signore con un biglietto.

            “E’ questa l’Ensemble Exp. Co.?”, chiese quasi balbettando.

            “Oh, non signora! Questa è una scuola elementare”, rispose il bidello, “l’Ensemble si trova nella Grinnif Avenue, proprio dietro l’angolo. Aspetti che l’accompagno fuori.”

            Uscirono insieme dall’edificio.

            La bimba vide subito il volto sorridente della mamma che la stava aspettando e le corse incontro lungo le scale, abbracciandola.

            “Com’è andata la scuola oggi, Evelyn?”, chiese la madre.

            “Bene. Abbiamo fatto un tema e io ho scritto tante belle cose!”

            “Uh!”, esclamò, “Cosa hai scritto?”

            “Ho parlato di te e… posso avere un gelato?”, domandò vedendo un chiosco.

            “Oh, no Evelyn, è troppo presto. Adesso la mamma deve passare da una signora, poi andremo a casa e ti comprerò anche un gelato!”

            Si diressero verso una singolare costruzione. Era molto bassa e completamente circondata da enormi edifici che sembravano soffocarla. Eppure ispirava serenità. Sulla sommità lampeggiava la scritta:

 

ENSEMBLE EXPERIMENT COMPANY

 

            Bussarono alla porta. Si presentò un maggiordomo in livrea scura.

            “Oh, signora Sylem. Prego, si accomodi!”

            La signora entrò portando con sé il suo candido barboncino.

            “La stanno aspettando in salotto.”, aggiunse l’uomo prima di andarsene.

            Non nascondendo un certo timore, la signora Sylem fece per entrare.

            Seduti accanto ad un caminetto acceso c’erano quattro volti conosciuti: Harry Sullivan, Vera Miles, la vecchietta e la piccola Evelyn.

            “E’ sorpresa, signora Sylem?”, disse uno di loro.

            Le quattro entità si mostrarono nella loro vera forma.

            “Lei è stata scelta”, dissero, “ha superato la prova finale!”

            “Io … io ho soltanto risposto all’annuncio… non so nemmeno cosa dovrei…”

            “Sarà la prima ad iniziare il processo di ensemblarizzazione della Terra.

            Nello spazio-tempo ogni persona è raffrontabile ad una particella confinata in una scatola e la realtà, nella sua esistenza multiforme, è data dall’evolversi di tali particelle, ognuna caratterizzata da una certa posizione e una certa velocità.

            Nel prossimo futuro tali configurazioni potranno essere rappresentate in due modi diversi: o attraverso l’evoluzione temporale o attraverso i diversi stati dell’Ensemble. In questa seconda ipotesi….”, la strana forma vivente sembrava galleggiare in un’altra dimensione, “… tutte le esistenze delle persone si incroceranno e si mescoleranno, mantenendo però costante l’ergodicità del nostro pianeta. Cioè la media sull’Ensemble equivarrà alla media temporale nello spazio delle configurazioni.

            QUESTA E’ LA VERA LIBERTA’ PER OGNI ESSERE!”

            Le quattro entità brillavano di luce propria.

            La signora Sylem era rimasta a bocca aperta, pensando a cosa ciò avrebbe potuto significare, poi accarezzò con malinconia il micio tigrato che portava sempre con sé…